Oltre la globalizzazione

Nov 29, 2011

Non ho mai preso posizione pro o contro la globalizzazione anche perché ho sempre stentato a comprendere fino in fondo cosa si intenda per “globalizzazione” o almeno cosa intendano quelli che si schierano, talvolta in maniera esasperata, contro.
Sono andato in giro per la rete a cercare i significati che a vario titolo vengono dati a questo termine e devo ammettere che non sempre ho trovato univocità; ciò mi rincuora laddove non mi sia mai schierato. Non ho quindi “perso un treno” o dimenticato un tema importante sul quale dire la mia ma semmai sono rimasto a guardare cercando di comprendere.
Semplicisticamente emblemi della globalizzazione dovrebbero essere cose quali la Coca Cola, il Mc Donald’s e simili. Situazioni che tendono a diffondersi nel “globo” con una “parificazione” generale che non tiene conto delle diversità dei popoli ma soprattutto che può determinare situazioni di dipendenza di comunità più deboli rispetto a quelle più forti e comunque all’affermarsi di multinazionali oltre i confini economici che apparterrebbero loro.
Questa mattina leggo sul giornale che la Apple Inc., multinazionale di Cupertino guidata dall’ormai leggendario Steve Jobs, ha in cassa più quattrini del GOVERNO DEGLI STATI UNITI. Se non avessi davanti il Corriere della Sera penserei ad una “patacca di notizia”.
Difficile poter immaginare come un’azienda privata possa avere maggiore liquidità del più grande Governo del mondo o almeno del Governo che fin qui si è sempre proposto come l’unico in gradi di garantire pace e stabilità su tutto il pianeta, arrogandosi, talvolta eccessivamente, ogni iniziativa di intervento, anche armato, per “sistemare” situazioni politiche o sociali compromesse.
La cosa non mi fa star per niente tranquillo.
Tanto meno la soluzione che a questo punto gli americani dovranno, gioco forza, adottare: stampare dollari e farsi finanziare, per il tramite dei buono statali, da paesi emergenti quali la Cina ed il Brasile che diversamente di quattrini in tasca ne hanno da buttar via e che non esiteranno a fare incetta di quei titoli.
Ho molto rispetto per il popolo brasiliano e cinese ma sinceramente non sono altrettanto soddisfatto dei rispettivi governi che non mi sembra ci possano garantire granché su un piano di pacificazione e democrazia.
Nel contempo mi rendo conto che ci si sta avvicinando ad una fase davvero incredibile che va molto al di là della globalizzazione.
Tre elementi ormai stanno caratterizzando il globo in maniera straordinaria e pericoloso: Apple, Facebook e Google.
Ormai nessuno può credibilmente esimersi da utilizzare i prodotti di queste tre società che, con più quattrini dei governi, detengono il potere più importante, quello dell’informazione. Non sono quindi sarebbero in grado di metter su un esercito, che ovviamente non avverrà, ma le armi che possono usare sono molto più raffinate ed efficaci. Hanno il controllo totale dell’informazione ed in tal senso possono davvero modificare le sorti del pianeta a loro piacimento.
In Cina Google, accordandosi con il Governo, filtra opportunamente l’informazione sulla base delle direttive politiche che gli vengono fornite.
Ormai quello che non si trova su google o su facebook non esiste per cui la verità o almeno quello che è la percezione dei popoli della verità è relegata a quanto diffondono, o decidono di diffondere, queste due società.
Società, si badi bene, che non sottostanno ad alcun particolare vincolo o disciplina giuridica e che in piena libertà ed autonomia possono decidere di eliminare notizie o personaggi (in termine informatico si dice “bannare”) per il semplice fatto che gli va di farlo.
Credo non sia più ammissibile tutto questo laddove la portata delle informazioni che diffondono sono talmente globali da non poter più essere considerata “cosa privata”.
I no global?
Dove sono finiti?
Mi auguro che questi movimenti di pensiero inizino a perseguire anche questo tipo di battaglie e comprendano che la vera globalizzazione o almeno quella più pericolosa è proprio quella dell’informazione.