Facebook ha rappresentato e certamente rappresenta ancora oggi un grande opportunità per tutti coloro che vogliono relazionarsi con il mondo. Ancora di più per le aziende che hanno a disposizione uno strumento sostanzialmente gratuito che consente loro di entrare in contatto con un sacco di gente alla quale proporre i propri prodotti o servizi.
Il successo, clamoroso ed indiscutibile, che ha avuto la “creatura” di Zuckerberg dimostra proprio l’universalità di questo strumento ormai appannaggio di chicchessia.
Un contenitore peraltro totalmente democratico ove tutti, dal Presidente Obama al sottoscritto, hanno esattamente gli stessi strumenti: le stesse modalità di accesso, le stesse maschere, tutto perfettamente uguale secondo una logica di vera globalizzazione.
Da questo punto di vista, senza voler comunque entrare in valutazioni sociologiche particolari, il “sistema facebook” è apprezzabile e condivisibile.
Quello che interessa a noi in questa sede è valutarne la portata rispetto alle aziende, alla pubblicità ed al marketing.
In questo ambito quella globalizzazione se da una parte offre uno strumento di facile “moltiplicazione dell’audience” inevitabilmente schiaccia il messaggio, depaupera la “personalità aziendale” che diversamente richiede singolarità e differenziazione.
Sarebbe come vendere nello stesso store le scarpe di Prada con quelle più economiche ed infime di una sottomarca della sottomarca. A ben guardare questo avviene su Facebook togliendo all’avventore, che oggi si usa definire navigante, la possibilità di distinguere quello che cerca in quel guazzabuglio.
Forse oggi un messaggio davvero evoluto ed efficace deve percorrere una strada totalmente opposta riesumando le modalità e gli strumenti “avanti-facebook” per riattribuire a quel messaggio personalità.
Mi è capitato di recente di rivedere gli spot pubblicitari che negli anni sessanta la Fiat produceva per promuovere la sua cinquecento. Tutt’oggi hanno una magia di comunicazione che nessun social network potrà mai neanche lontanamente dar loro.
Certo nessuno vuol bandire Facebook, che è e resterà a lungo uno strumento indispensabile per tutti ma ne va rivista la valenza riappropiandosi degli schemi, modalità e concetti che fin qui abbiamo utilizzato, anche efficacemente, per comunicare.