Decreto Liquidità ovvero come spostare sullo Stato tutte le sofferenze bancarie in un colpo solo

Apr 7, 2020

Piano piano si comprende meglio la portata di questo “famigerato” Decreto Liquidità e quindi gli effetti reali che possa avere sul Paese e bisogna ammettere che la situazione è tutt’altro che positiva anzi sempre più sconcertante.

Riepiloghiamo qualche numero: duecento miliardi per le imprese, duecento miliardi per le esportazioni. Dei duecento miliardi per le imprese sembrerebbe che alle piccole e medie imprese ne siano destinato trenta.

Visto che le piccole e medie imprese in Italia sono oltre quattro milioni ne consegue che in media potranno beneficiare di 7.500,00 euro ciascuna (dico settemilacinquecento euro).

E’ pur vero che hanno stabilito un limite massimo di 25 mila euro per avere una garanzia al 100% senza grandi formalità (vedremo se sarà veramente così poi) ma di fatto questi quattrini sembrerebbe non esserci per cui ci sarà chi li prendi e chi no perché i fondi per tutti non sono disponibili.

Per il resto la garanzia dello Stato non copre il 100% del finanziamento ma da un massimo del 90% ad un minimo del 70% in relazione a determinati requisiti soggettivi e finanziari.

Resta una quota di finanziamento da garantire e nell’ipotesi governativa ci dovrebbero pensare i Consorzi Fidi, il che può andar bene.

Beninteso queste sono pratiche che dovranno, gioco-forza, passare dalle banche e saranno quindi le banche a decidere chi potrà beneficiare del finanziamento.

Qualcuno eccepirà sul punto con la “panzanella” che la banca è obbligata a dar seguito all’operazione e via dicendo ma non sarà così; voglio dire sono troppo vecchio per non conoscere il nostro sistema bancario italiano e quindi sulla sua capacità di rigirare le frittate un po’ come meglio gli fa comodo.

Le banche si trovano di fronte un’opportunità unica: finanziare con una garanzia dello Stato chicchesia!

Vi pare che se la facciano scappare?

Cosa converrà fare quindi alle banche?

Molto semplice, quasi scontato: alle banche converrà spingere per finanziarie aziende che sono pesantemente indebitate con loro, meglio ancora se in sofferenza, così da SCARICARE SULLO STATO i propri crediti deteriorati che difficilmente avrebbero recuperato.

Certo ci vuole anche la “collaborazione” dell’impresa. Ma anche qui il gioco è molto facile, basta far avanzare qualche migliaio di euro che l’imprenditore sarà più che contento di procedere in quella direzione. Magari con questo “consolidamento” si ripulisce anche alla Crif.

Che paghi o no le rate di quel finanziamento alla banca non interesserà più laddove ove non lo facesse attiverà la garanzia pubblica e recupererà comunque quelle somme.

Comunque utile per tutti coloro che sono pesantemente esposti con le banche, anche se debito avevano e debito avranno, magari meno invasivo perché, si sa, lo Stato rompe molto meno le scatole di una banca.

Di tutto questo il “Sistema Paese” che beneficio ne avrà?

Nessuno, salvo aver risanato le banche che si guarderanno bene dal riprendere impieghi ordinari di finanziamento alle imprese ma “belle e ripulite” proseguiranno nella loro strada fatta di finanza e di commissioni da incamerare.

In tutto questo c’è anche un piccolo giallo: le banche erano già al corrente di questa misura del Governo?

Lo dico perché il 6 aprile 2020 al mattino, quindi prima che si conoscessero i contenuti della manovra liquidità del Governo mi chiamò un mio amico molto arrabbiato perché la sua banca gli aveva improvvisamente chiuso il conto della sua azienda. Un conto, dice lui, che non aveva mai avuto affidamenti né era mai andato scoperto. Una piccola azienda, nulla di che. La direttrice gli avrebbe detto che la chiusura era stata disposta dalla direzione generale insieme ad un’altra cinquantina di conti aziendali della filiale ma che lei non ne conosceva le ragioni specifiche.

Il mio amico ha subito attivato il proprio legale ma lì per lì le ragioni non si potevano neanche immaginare.

Dopo la conferenza stampa di Conte le cose mi sono parse più chiare. Non è che le banche si stanno alleggerendo di piccole aziende, senza debiti, che prevedibilmente chiederebbero loro di poter accedere al finanziamento garantito dallo Stato e del quale la banca non beneficerebbe di nulla?

Difficile dire, anche perché questa è una situazione che mi hanno riferito e della quale in verità non conosco tutti gli elementi ma il dubbio viene.

Il giallo sta proprio nel fatto che se questa ricostruzione fosse reale significherebbe che le banche erano già al corrente dei contenuti del decreto e questo giustificherebbe questa strana “pulizia di primavera” di aziende non interessanti.

Concludendo il decreto liquidità per come la vedo io non è altro che un bel DECRETO SALVA BANCHE e ai poveri imprenditori, falcidiati dagli eventi Covid-19, non arriverà che poco da investire nelle proprie aziende.

Speriamo di sbagliarsi.